Carlo Scarpa
Un architetto a regola d'arte Colloquio di Barbara Radice con Carlo Scarpa sull'infanzia, l'architettura, il Giappone, il lusso, i viaggi e le cose ben fatte
Barbara Radice: Come nasce, Scarpa, la sua passione per l'architettura e il design?
Carlo Scarpa: Oh che domanda! È la passione di un giovane che si mette a lavorare, nata chissà come.
Lei non è architetto, mi pare.
Io non sono architetto ma ho studiato architettura all'Accademia di belle arti di Venezia, secondo le regole della tradizione italiana. Quando ero ragazzo disegnavo benissimo, la mia passione era disegnare, con la mano sinistra, e allora mio padre, maestro elementare, con una certa piccola cultura borghese diceva: andrai all'Accademia. A me pareva chissà che scuola strana, che scuola diversa dalle altre. Abitavo allora a Vicenza.
Lei è di Vicenza?
No. Sono veneziano puro ma mia madre faceva la sarta a Vicenza e dai 3 ai 13 anni sono vissuto a Vicenza. La mia passione per il disegno è nata intorno agli 8, 9 anni. Siamo poi tornati a Venezia, mia madre è morta nel '19, quando avevo 13 anni.
Prendeva dei bei voti a scuola? E in che materie?
Stia attenta: ero bravissimo nel disegno, ma in terza tecnica, dove mio padre mi mandò, sbagliando, perché sarebbe stato giusto farmi fare gli studi classici, il professore di disegno mi dette 6. Era ridicolo presentarsi all'Accademia con un 6. Allora mio padre, che qualche intuizione ce l'aveva, portò all'Accademia i miei disegni di fanciullo, i miei disegni personali insomma, non scolastici, e i professori dell'Accademia mi misero al 1° anno invece che nel corso preparatorio e mi accettarono con mezzo anno di età in meno.
Cosa dicevano di lei i professori?
Mi consideravano un allievo discreto. Nessuno allora si occupava di noi giovani.
Cosa faceva per divertirsi quando era un teenager?
Cosa vuol dire teenager?
Prima dei 20 anni. Si chiama così?
Mi divertivo a giocare a palline tra le basi attiche di Palazzo Chiericati.
.................a presto l'altra parte di intervista